Pagina:Opere (Dossi) IV.djvu/71

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e Didone, parla dell'odio che è antico quanto l'amore, della caduta dell'impero romano, causata dalla Grecia, fà una giaculatoria di una paginetta a Vènere (E ora, tu, o celeste idàlica Dea ecc.) e se la piglia colla fiera Giunone non sazia della distruzione di Troja, vede ad un tratto un vecchio antico nel mezzo di un arco trionfale e, domandato chi è, si sente a rispòndere dalla falce che è il Tempo, vede ali d'àngelo e ali di pipistrello, l'Italia del nord e l'Italia del sud, la notte con veste coperta di stelle che regge due putti ossìa il giorno clic nasce e il giorno che muore, incontra il radiante cocchio del sole, il carro della libertà, e la quadriga del Cristianèsimo che esce dalle catacombe, si ferma a due acquedotti, con cascatelle di vetro, ermi e diruti, siccome le due arterie maggiori delle passioni umane, scorge pure l'albero de' sogni, il serpe dell'Eternità, poi Vestali che consèrvano il fuoco sacro e Clio che presiede alla storia, e i nemici della patria che precìpitano a capofitto nel bujo di una spelonca, l'Averno dei Greci, nato dal Càos e dalla Notte. — Il solo gruppo dell'Italia risorta — soggiunge il sig. Mariani — che pareggiasse per la fattura il Laocoonte, basterebbe a tramandare epicamente alla posterità l'autore del nostro risorgimento. Fatta quindi un'altra orazione a Giove Statore, si riassume dicendo: nebulosamente ho appena intuito il concetto complessivo del mio lavoro e con màssima fretta impressi nella creta quel lampo di un'idèa forse grande che il mio sogno dettava... Il tempo non mi ha consentito, per ora, di fare di più, e, nel bisogno di calma e di riposo, torno a riveder le stelle.

Intanto, acciochè il pubblico possa interamente comprènderlo, il sig. Mariani, ha appiccicato al suo quintale d'incòndita creta alcuni tabelloni dimostrativi, i quali ci danno il seguente inventario dei sìmboli ch'egli sognò di abbozzare.