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Parte seconda, intermezzo II | 263 |
V
LE STELLE
Aurei figli del ciel, che ne vale
L’alto azzurro e il recondito lume,
Se lo sguardo d’un egro mortale
4Figge in noi l’indomabile acume?
Basta un facil di vetri congegno,
Perchè ogn’astro inconcusso o fugace,
Perchè tutto dell’etera il regno
8Campo aprico diventi all’audace.
Curioso, instancabile, invitto
Ei che il piè nella melma ha confitto,
Sitibondo di luce e di vero
12Corre il ciel con alato pensiero.
Orgoglioso! Nel tetro soggiorno,
Ov’ei nasce, ove muore infelice.
Plumbea tenebra aggravasi intorno,
16Gitta il male la bronzea radice: