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Pagina:Opere (Rapisardi) IV.djvu/268

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264 Il Giobbe


Entro un cerchio di ferro e di foco
     Per brev’ora lo avvolge la sorte,
     Fin che stanca del misero gioco
     20Lo calpesta passando la Morte.

Pur tal verme che mai non ha posa,
     Tutto vuol, tutto spera, tutt’osa:
     Spia del cielo i misteri col guardo,
     24Contro i numi s’accampa beffardo.

O a nessun, fuor che ad Iside, noti
     Per lo spazio siderei concenti,
     Casti amori di raggi e di moti,
     28Fresche aurore, crepuscoli ardenti,

Ecco, l’uom d’ogni arcano nemico,
     Scopritore, eversor d’ogni legge,
     Ci profana con l’occhio impudico,
     32Ci persegue, ci scruta, ci legge:

Egli, il verme dell’ombre e de’ mali,
     Noi, del ciel peregrini immortali;
     Ei, l’insetto c’ha un’ora di vita,
     36Noi, fontane di luce infinita!