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Pagina:Opere (Rapisardi) IV.djvu/419

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Renovatio 415


Che val, se al lato mio figga il suo cuneo
     D’adamante la sorte? Io non son più.
Mio, da che balenar bello e terribile
     36Vidi il tuo volto, e mi dicesti: In su!

Del piccioletto mio dolor la fievole
     Voce spargere al vano aer che val,
Se, o terra, o vita, o gran Tutto, il tuo spasimo
     40Ulula per la vasta ombra feral?

Tu vivi, o eterna, o senza nome; affidasi
     All’onde tue l’impavido Pensier.
La vela a’ venti, il remo al pugno, il vigile
     44Sguardo alla paurosa alba del ver;

E voga, e canta: «Ebbro di te, su’ lividi
     Flutti balzo io tuo figlio e tuo signor
E nelle fauci de’ tuoi mostri onnívori
     48Sola ricchezza mia gitto l’amor.

Mutansi i mostri al novo cibo, e levansi
     Quali raggianti arcangeli dal mar;
E fra le immensità cerule, simile
     52Ad igneo sole, la Giustizia appar.