Pagina:Opere complete di Galileo Galilei XV.djvu/51

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nelle grandezze e distanze de i gradi particolari, eccetto però, come si è detto, nelle larghezze di Malebolge;

Terzo, sono discordi nelle grandezze de i giganti e di Lucifero;

Quarto, nella figura delle giacce;

Quinto, nella grandezza e sito del nobile castello che dal Poeta è figurato nel Limbo;

Sesto, sono differenti nell’assegnare il cammino che tennero Dante e Virgilio nel descendere al centro, stimando il Manetti che, girando per i gradi, procedessero talmente che la sinistra fosse verso il mezzo, il cui contrario ha creduto il Vellutello;

Settimo, disconvengono nell’assegnare il numero de i ponti di Malebolge.

Differentissimi dunque sono, prima, circa la universal grandezza di tutto l’Inferno, atteso che il Vellutello lo ponga meno che la millesima parte di quello che lo pone il Manetti: però che, volendo il Vellutello che la profondità del suo Inferno non sia più che la decima parte del semidiametro della terra, se tale Inferno fosse una intera sfera, sarebbe una delle mille parti di tutto l’aggregato, come da gli Elementi d’Euclide facilmente si cava; ma di tale sfera l’Inferno del Vellutello è meno che una delle quattordici parti, come l’Inferno del Manetti di tutto l’aggregato; adunque seguita che, come si è detto, il Vellutello figuri l’Inferno suo non maggiore che una delle mille parti di quello che dal Manetti è figurato.

Ma come raccolga il Vellutello, la profondità del suo Inferno esser la decima parte del semidiametro dell’aggregato, possiam comprendere recandoci innanzi il componimento di tal sua fabbrica.

E prima, doviamo intendere un pozzo, quale sì nella sommità come nella profondità abbia di diametro un miglio, e tanta ancora sia la sua altezza, nel cui fondo sia a