Pagina:Opere complete di Giambatista Casti, Parigi, Baudry, 1838.pdf/269

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Tuo sguardo internasi
52Nel cuor umano.
     Vedrai che misero
E, quei talora,
Cui ’l volgo instabile
56Invidia e adora:
     Vedrai che torbido
Pensier nascoso
Ad altri rendelo
60E a sè noioso.
     Brama avidissima,
Tema, livore,
Odio implacabile
64Gli rode il core.
     Per le auree camere,
Per le ampie sale
Indivisibile
68Noia lo assale.
     Dunque non prendere
Facil diletto
Da un lusinghevole
72Fallace aspetto.
     Se lieta vivere
Sai nello stato
Che o sceglier piacqueti
76O il Ciel ti ha dato;
     Se poni all’avido
Desire il freno,
Sarai, mia Fillide,
80Felice appieno.


XV

A FILLE

LA ESORTA A SBANDIRE LA IMPORTUNA MESTIZIA.


     Qual nuvol grave e torbido
Su la tua fronte accolto
Copre il sereno, o Fillide,
Del tuo leggiadro volto?
     Perchè pensosa e tacita
Sempre così ti stai?
Perchè di meste immagini
Pascendo ognor ti vai?
     Ah! non convien che amabile
Ninfa, che in mille cori
Può a suo talento accendere
I più soavi ardori,
     Che nata è sol per essere
La dolce altrui delizia,
Covi tuttor nell’animo
Così crudel mestizia.
     Sgombra le idee che turbano
Del tuo bel cuor la pace;

Riprendi omai la pristina
Ilarità vivace.
     Forse agli Dii benefici
S’è la Natura unita,
Di mille pregi ornandoti
E di beltà compita,
     Perchè d’Amor, di Venere,
E del piacer nemica,
Come di noia carica
Querula vecchia antica,
     Del focolar domestico
Dovessi star soletta
A fomentar le ceneri
In chiusa cameretta!
     Ah! non mostrarti, o Fillide,
Si ingrata al Ciel, si folle,
Di non curar quei meriti
Ond’egli ornar ti volle.
     Pur troppo, ohimè! la frigida
Incomoda vecchiezza
Verrà per sempre a toglierti
Le grazie e la bellezza;
     Nè allor sarà chi degnisi
Teco formar parola,
E star dovrai in un angolo
Abbandonata e sola:
     E all’egre membra e languide
Vigor mancando e lena,
I giorni tuoi più floridi
Rammenterai con pena.
     Dunque, finchè la rapida
Giovane età il consente,
Godi per or, mia Fillide,
Godi del ben presente.
     Ogni tuo cenno adempiere,
Sol che tu vogli, o cara,
E i tuoi piacer promovere
Vorrà ciascuno a gara.
     Fra noi già Bacco e Apolline
A riaprir sen viene
Il teatral spettacolo
Su le notturne scene:
     Qui turba mista e varia
Di spettator concorre,
E d’una in altra loggia
Libero ognun trascorre,
     Ove le belle assidonsi
Co’ fidi amanti ognora,
Nè i nuovi omaggi sdegnano
De’ venturieri ancora.
     Qui vedrai tutti accorrere,
Se te vedranno, a mille
I disiosi giovani
Per vagheggiarti, o Fille.
     Nè mi dirai che a femmina
Non rechi ognor diletto
De’ sguardi altrui conoscersi
Il più ammirato oggetto.