Pagina:Opere complete di Giambatista Casti, Parigi, Baudry, 1838.pdf/290

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Chè talor la mia testa entusïastica
186Si picca anche di storia ecclesïastica.
     E so che Cristo colla sferza in mano
Cacciò dal Tempio, a forza di frustate,
Color che vi facevano il baccano
Vendendo alle persone ivi adunate
Di polleria venale ampio apparato,
192Come alla fiera stessero o al mercato.
     E forse Egli provò con questo esempio,
Che color che vi fan confusïone
Si devono cacciar fuori del Tempio
A forza anche di frusta e di bastone:
Or dunque giudicar lascio a voi stesso
198Se trattarvi del par non sia permesso.
     Se suonate un’antifona, un mottetto,
Un vespero, una messa, un tantum ergo,
Si suscita uno strepito ed un ghetto
Nel luogo sacro e d’orazione albergo,
Che la chiesa si cangia in sinagoga.
204Onde in risa ed in beffe ognun si sfoga.
     Credea talun che l’armonie celesti
Che con i moti lor fanno le sfere,
Modello sian dell’armonia di questi
Terrestri accordi che ci dan piacere;
Ma quel vostro suonar sì bestïale,
210È d’un gusto diabolico e infernale.
     Quando un tempo a suon d’organo e di cetra
Intuonava i suoi cantici il Salmista,
In cui talor da Dio perdono impetra,
E s’allegra talor, talor s’attrista,
Con armonico suono e dolce canto
216Destava in Israello or gaudio or pianto.
     E se laudate eum cymbalis dicea,
Dicea bene sonantibus ancora,
E con ciò chiaramente dir solea,
Che nella chiesa, ove il gran Dio si adora,
Non si deve far strepito insolente,
222Ma si deve suonar soavemente.
     E nel dì della gran dedicazione
Un grato suono d’organi s’udìa
Nel tempio risuonar di Salomone,
Che l’aere intorno di dolcezza empìa,
E il popol rispondea in varii modi,
228Lieto cantando del gran Dio le lodi.
     E in vero quando è il suon soave e grato
Cagiona inesplicabile dolcezza,
E un sentimento molle e delicato,
Ed un moto nel cuor di tenerezza;
Ma se il suono non è grato e perfetto
234Sollecita la collera e il dispetto.

     Quindi se in chiesa qualche sinfonia
Coll’organo suonate, io fo scommessa
Che per la rabbia il popolo va via,
E perde bisognando anche la messa;
Onde il suon ch’eccitar dovrebbe al bene
240Occasïon di scandalo diviene.
     Talora alla campagna il villanello
d’un campanaccio al suon raccoglie e chiama,
Al solito alveare od al coppello
Qualche sbandato stuol d’api che sciama;
Ma voi col suon dell’organo fugate
246Le genti nelle chiese radunate.
     Che se smania sì strana e insuperabile
Desta l’organo in voi, perchè piuttosto
Non vi comprate un organin portabile?
Che non potrebbe incomodarvi il costo,
E, sempre che si vuol, suona qualora
252Si giri un certo manico di fuora.
     Con tal organo in collo il vagabondo
Terrazzan di Germania e di Savoia
Assai sovente errando va pel mondo;
Con quello voi minor fastidio e noia
Almen dareste agli uditor profani,
258Saltimbanchi imitando e ciarlatani.
     Rammentar col vostr’organo mi fate
d’Astolfo il corno, che quando s’udìa
Fuggivano le genti spaventate,
E i cuori più costanti intimorìa,
Ed ognuno a quel suon fuggìa veloce
264Come i diavoli fuggono la croce.
     Ma innoltre il vostro suon fastidio apporta
Ai bruti, e in lor produce effetti strani,
Chè al liminar della sacrata porta
Spesso quando suonate urlano i cani,
Come sogliono fare allorchè tuona,
270O loro altro rumor l’orecchia introna.
     Se suonando la cetera Anfione
Corse il tonno ad udir, corse il delfino;
Se colla lira Orfeo calmò Plutone,
E addormentò il trifauce mastino,
Il vostro organo dà tali molestie
276Che fa lungi fuggire uomini e bestie.
     Risoluzione adunque, e fate voto
Non esser più coll’organo molesto,
E non turbare il popolo devoto;
Ed agli altri tre voti unite questo;
Ma vorrei, per parlar tra voi e me,
282Che l’osservaste più degli altri tre.