Pagina:Opere di Giovan-Batista Gelli.djvu/55

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Allo Illustrissimo ed Eccellentissimo Signore


IL SIGNORE COSIMO DE’ MEDICI,
DUCA DI FIRENZE


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In fra tutte le cose che si ritruovano in questo universo, virtuosissimo e benignissimo Principe, solamente l’uomo par che possa eleggersi per sè stesso uno stato e un fine a modo suo: e, camminando per quel sentiero che maggiormente gli aggrada, guidare piuttosto secondo lo arbitrio de la propria volontà, che secondo la inclinazion de la natura, come più gli piace, liberamente la vita sua. Conciossiacosachè, se si considera diligentemente la natura de le cose, a tutte le specie di quelle sono stati constituiti e assegnati con inviolabil legge da chi è cagion del tutto alcuni termini, fuor de’ quali non è lor lecito il trapassare in modo alcuno; mutando in migliore o peggior sorte quello essere che fu da pricipio concesso loro. Dove in potestà de l’uomo è stato liberamente posto il potersi eleggere quel modo nel quale più gli piace vivere, e quasi come un nuovo Proteo trasformarsi in tutto quello che egli vuole, prendendo, a guisa di camaleonte, il color di tutte quelle cose a le quali egli più si avvicina con l’affetto; e finalmente, farsi o terreno o divino, e a quello stato trapassare, che a la elezione del libero voler suo piacerà più. Laonde chiaramente si vede, che mentre che gli uomini, o per lor rea sorte o per