Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 1.djvu/104

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96 intorno la vita e le opere di luciano.

dopo la satira che li fa ridere, viene un consiglio savio che ti giova, e ti lascia nell’anima una verità. Mi viene il sospetto che in questo dialogo sia rappresentato qualche vanitoso che voleva sgarare non Platone, ma Luciano proprio, il quale vedendo il pazzo rivale che gli si leva contro, se ne ride, e lo tratta come un bimbo dandogli uno scappellotto. La maggior parie delle opere piacevoli sono fatte sempre per un’occasione, la quale, se non è conosciuta, non si può gustare interamente la bellezza dell’opera. Io cerco d’indovinare l’occasione; ma è assai difficile a tanta distanza di tempo anche il congetturare.

LIV. Se il Lessifane è un dialogo drammatico che ci presenta una satira piacevole, costumata, utile, ed un’opera veramente d’arte che non può tradursi esattamente, il Pseudosofista, non può tradursi affatto: e non è gran danno se io l’ho tralasciato. Un sofista crede di non fare solecismi quando ei parla, e di saper conoscere quelli che altri fa. Luciano gli parla, ne fa a posta, e quei non se n’accorge. Ora ne ho fatto uno. — E qual è? — Questo, quest’altro. E così seguita, e infine il sofista si vede stretto, e confessa che ei ne fa, e non sa distinguere gli altrui, ed è un ignorante. Questo dialogo è un freddo scherzo grammaticale, non ha altro che la pura forma esterna dialogistica, non contiene nulla che possa farti vedere che sia opera genuina del gentile ed ingegnoso Luciano. Al concetto meschino ed alla maniera melensa, pare fattura d’un povero pedante che dà grande valore alle parolette, e crede che il non si può sia una scienza importantissima.

LV. La Chiacchierata con Esiodo è un ghiribizzo, e parrà una freddura se non si ricorda che al secolo di Luciano si prestava fede alla magia, agl’indovini, ai profeti, e si aveva grande riverenza agli antichi poeti,