Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 1.djvu/148

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140 intorno la vita e le opere di luciano.

molti altri, è prima in cielo poi su la terra. Apollo dimanda a Giove se egli è vero che un vecchio si è gittato da sè nel fuoco in Olimpia, e per quale cagione: e mentre Giove sta per dirglielo, viene la Filosofia tutta sossopra e lagrimosa a chiedere aiuto e vendetta contro una gente piena d’ignoranza e sozza di ogni vizio, i quali l’hanno offesa, e sfacciatamente pigliano il suo nome, e si chiamano filosofi. Questi sono la più parte vilissimi artigiani, nettapanni, scardassieri, ciabattini, che non potendo vivere dell’arte loro, indossano mantello e bisaccia, e si spacciano filosofi. Al racconto delle ribalderie di quei tristi, Giove rimanda su la terra la Filosofia accompagnata da Mercurio e da Ercole, per scopare quella sozzura dal mondo. Scendono in Tracia, s’abbattono in alcuni uomini che vanno cercando certi loro servi fuggitivi, ed in un povero marito cui è stata rubata la moglie da uno di quei servi. Si dimandano gli Dei e gli uomini, si rispondono, scoprono che i tre servi fuggitivi sono divenuti tre filosofi cinici, e la donna cinicamente filosofeggia con tutti e tre. Mercurio promette per bando un premio a chi indica i fuggitivi. Comparisce Orfeo, gentil poeta e legislatore, però nemico di ogni impostura ed ingiustizia, il quale indica una casetta dove essi sono, e ritirasi. Te li acchiappano tutti e quattro, te li riconoscono per quei ghiotti che sono; e Mercurio comanda che la donna torni al marito che non la vuole più, i servi ai padroni, ed ai mestieri che facevano, ma uno, il più sfacciato, sia legato, pelato, battuto, ed esposto nudo su la neve di monte Emo. Il dialogo ha molta vita ed azione; e massime nel riconoscimento dei fuggitivi è una forza e celerità comica, un gruppo di motti, di allusioni, di malizie che mi fanno riconoscere l’ingegno, l’arte, e la maniera di Luciano.