Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 1.djvu/157

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intorno la vita e le opere di luciano. 149

crederei quasi che Luciano fosse stato presente a simili discorsi in casa di qualcuno: tanto al naturale ei ritrae le persone ed i discorsi, e con quella sobrietà e snellezza che è tutta greca, e tutta sua.

LXXXIV. Il Filopatride per consenso di tutti non è di Luciano certamente. Il Gesnero in una dissertazione che si legge nel vol. IX del Luciano Bipontino, dimostra lucidamente che questo dialogo fu scritto in Costantinopoli, poco innanzi la morte dell’imperatore Giuliano, quando i Cristiani oppressi desideravano e predicevano sconfitte a Giuliano, ed i loro avversari ed oppressori si levavano ad alte speranze, avendo saputo le prime vittorie dell’imperatore contro i Persiani. Sospetta che può essere stato scritto da un altro Luciano, sofista ed amico di Giuliano, ed allega una lettera che Giuliano, gli scrive, e che leggesi nelle sue opere.1 Io seguo intieramente l’opinione di quel dotto uomo; e solamente per più confermarla aggiungerò alle molte ragioni che egli adduce alcune poche di altra natura. Questo dialogo vuol dimostrare che i Cristiani sono una setta di sciagurati fanatici, nemici della patria, che desiderano e pregano pubbliche calamità e disastri all’esercito che combatte contro i Persiani, e però lacera essi ed i loro dommi con molta asprezza. Questo scopo non poteva averlo nè Luciano, ne alcun uomo del suo tempo; perchè

  1. «Juliani tempore vixit, ipsique amicus imperatori fuit Lucianus sophista aliquis, ad quem extat hodienum scripta a Juliano epistolæ, quac, quoniam brevissima est et elegantiæ omnis pienissima, non ingratum lectori facturus videor si talem adscribam: Ἰουλιανὸς Λουκιανῷ σοφιστῇ. Γράφω, καὶ ἀντιτυχεῖν ἀξιῶ τῶν ἴσων· εἰ δὲ ἀδικῶ συνεχῶς ἐπιστέλλων, ἀνταδικηθῆναι δέομαι τῶν ὁμοίων παθῶν. Epist. 32, pag. 404. ed. Lips. Io. Matthiæ Gesneri de ætate et auctore dialogi Lucianei qui Philopatris inscribitur Disputatio.» La lettera di Giuliano può essere così tradotta in italiano: «Giuliano a Luciano sofista. Scrivo, e desidero mi si renda la pariglia: e se annoio con le continue lettere, prego di essere annoiato anch’io allo stesso modo.» — Il Fabricio nel lib. 4 della sua Biblioteca Greca, in fine del cap. Lucianus, annovera dieci Luciani.