Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 1.djvu/159

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intorno la vita e le opere di luciano. 151

Cristianesimo ormai si ride delle satire che gli si facevano nella sua prima età, come noi fatti adulti ridiamo di qualche offesa fattaci nella fanciullezza da qualche scioccherello nostro coetaneo. Chi volesse saperne altro legga la bella dissertazione del Gesnero.

LXXXV. Le opere satiriche di forma discorsiva non sono più di tre: l’Alessandro, i Sacrifizi ed il Lutto.

Alessandro di Abonotechia, piccola città di Paflagonia presso Sinope, uomo di non volgare ingegno, fu un impostore famoso che acquistò molte ricchezze per un tempio ed un oracolo che stabilì nella sua patria, al quale traeva gente da ogni parte, e finanche i più illustri di Roma. Di costui Luciano scrive la vita a consiglio di Celso suo strettissimo amico, filosofo epicureo, eloquente, ed avversario dei Cristiani. Il fine che ebbero Celso nel consigliare, e Luciano nello scrivere quest’opera, fu di mostrare apertamente tutte le astuzie onde i furbi ingannavano i semplici, e di confermare sempre più gli uomini di senno nel disprezzo delle superstizioni e delle ciarlatanerie. I pochi savi che si affaticavano ad insegnare e diffondere la verità, dovevano sentire un nobile sdegno contro di quelli che si affaticavano a diffondere l’errore nel popolo, per trarne profitto a proprio vantaggio. Chi sostiene l’errore perchè ne è persuaso, e senza fine di utile particolare, può essere sciocco, non è tristo; ma chi abusa della credulità della gente grossa, e fa bottega del suo ingegno, ò un ribaldo che merita davvero di essere dato a sbranare alle scimmie ed alle volpi. In questo scritto Luciano nomina sè stesso, narra come egli aspreggiò ed offese Alessandro, come lo tentò con varie dimande, come gli morse la mano datagli a baciare, e poi il pericolo che corse per questo fatto: onde sia per tutto questo racconto, che per nessuna ragione si può credere finto, sia ancora per la materia