Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 1.djvu/179

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intorno la vita e le opere di luciano. 171

avviene specialmente allora che si traduce da una lingua antica, o molto diversa. Dove i concetti sono l’importante, tradurre è facile, perchè la forma è cosa secondaria; ma dove l’importante è il modo onde sono espressi i concetti, ivi tradurre è difficile, perchè ogni lingua ha un suo modo particolare, e per sostituire convenevolmente l’un modo all’altro, bisogna buon giudizio assai, e fine conoscenza delle due lingue, e un certo ardire d’artista. Queste cose sono facili a dire, ma non facili ad eseguire; perchè di buon giudizio nessuno ha a bastanza; conoscere bene anche la propria lingua non è affare di lieve momento; e spesso l’ardire trasmoda in presunzione. Onde, benchè io desideri che questa traduzione paia ottima agl’Italiani, come quella del Wieland pare ai Tedeschi, pure nessuno meglio di me sa dove ella manca, dove non risponde puntualmente all’originale, dove per istanchezza, per noia, e per manco di conoscenze non ho potuto nè saputo far meglio. I concetti ho serbato fedelmente, senza curarmi punto della schifiltà moderna, perchè io non parlo io, e sento l’obbligo di far dire allo scrittore il bene ed il male che egli dice, acciocchè sia bene conosciuto da chi legge. Ho serbato ancora la forma greca se è simile alla nostra; se no, ho adoperata la nostra più schietta e propria. E come Luciano usò della buona lingua antica, e seppe essere chiarissimo a tutti, efficace, ed elegante, così anche io ho cercato di usare la buona lingua nostra, senza le goffaggini antiche, senza i lezii e le smancerie dei moderni, pigliando le parole e le frasi non pure dagfi ottimi scrittori, ma dal popolo di Italia meglio parlante. Tuttavolta dove il pensiero mi comandava, ho usato parole e vecchie e nuove, e ne ho anche foggiate, perchè il pensiero da dentro forma e trasforma le lingue, e le governa se-