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III.

NIGRINO,

o

DE’ COSTUMI D’UN FILOSOFO.



LETTERA A NIGRINO.

Luciano a Nigrino salute.

Il proverbio dice: Non portar nottole in Atene: infatti saria ridicolo chi ne portasse dove ce ne ha tante. Ed io, se per desiderio di sfoggiar dottrina ed eloquenza scrivessi un libro e lo mandassi a Nigrino, farei ridere, e davvero gli porterei nottole a vendere. Ma perchè io non voglio altro che mostrarti in quanto pregio ti ho, e come serbo riposti in cuore i tuoi ragionamenti, spero che non mi si potrà dire quella sentenza di Tucidide, che l’ignoranza fa l’uomo ardito, la riflessione cauto. Perchè egli è chiaro che di questo mio ardire non è cagione la sola ignoranza, ma anche l’amore che io ho ai tuoi ragionamenti. Sta sano.


Luciano ed un Amico.

L’Amico. Con che aria, con che contegno grave sei ritornato! Non ci degni d’uno sguardo, non ci fai motto, non ti accomuni ai soliti discorsi, ma sei mutato subito ed entrato nel superbo. Dimmi un po’, donde ti viene tanta boria, e perchè questo?

Luciano. Perchè? Ho avuta una gran fortuna, o amico mio.

L’Amico. Come dici?