Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 1.djvu/204

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prima educazione, per fuggire il biasimo di consigliare cose impossibili. Molti giovani, diceva, sono morti per tali consigli sconsigliati. Io stesso ne vidi uno che avendo assaggiato lo amare pruove che gli fecero fare, come si avvenne a udire la verità, volse tanto di spalle ai suoi maestri, e venne da lui, che facilmente lo rimesso.

Ma lasciando costoro, venne a parlare di altre persone, discorse della gran folla di Roma, dell’urtarsi nella calca, dei teatri, del circo, delle statue rizzate ai cocchieri, dei nomi dei cavalli, e del parlare che se ne fa in tutti i chiassuoli. Che veramente la mania de’ cavalli quivi e grande, e s’è appiccata anche a coloro che non paiono dappochi. Dipoi entrando in un altro atto del dramma, toccò delle usanze che tengono nei mortorii e nei testamenti, dicendo che i Romani una sola volta in vita loro dicono la verità, nei testamenti, per non usarne giammai. E così dicendo ei mi fece ridere di costoro che si fanno seppellire con tutta la loro stoltezza, e lasciano la pruova scritta della loro sciocca vanità, disponendo alcuni di esser bruciati con tutte le loro vesti, o altra cosa avuta più cara in vita; altri che i loro servi ne guardino le tombe; ed altri che le colonne de’ loro sepolcri sieno coronate di fiori; e così rimangono sciocchi anche dopo la morte. Vuoi vedere, diceva, che hanno fatto questi nella vita loro? vedi che vogliono si faccia dopo che son morti. Questi sono quei tali che comperano le vivande del più caro prezzo, che nei banchetti bevono vino con croco e con aromi, che a mezzo verno si covrono di rose, non pregiandole se non quando son rare e fuori stagione, e tenendole vili quando vengono al tempo loro: questi sono quelli che bevono unguenti. E massimamente li riprendeva perchè non sanno moderare le loro passioni, ma con esse trapassano ogni legge, confondono ogni termine, fiaccano l’anima prostrandola a tutte le sozzure, e come si dice nelle tragedie e nelle commedie, entrano per ogni parte, tranne per la porta: e questi tali piaceri ei li chiamava sgrammaticature. Ed a questo proposito ei diceva un altro motto come quello di Momo, il quale biasimò il dio che fece il toro e non gli pose gli occhi sopra le corna; ed egli riprendeva coloro che si coronano di fiori, perchè non sanno il luogo dove deb-