Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 1.djvu/237

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prometeo. 229

io non vi avrei fatto gran danno, perchè esso non vi è utile a niente, voi non avete freddo, non vi cocete l’ambrosia, non avete bisogno di lume artificiale. Gli uomini per contrario non possono farne senza, ne usano a molte loro necessità, e specialmente pe’ sacrifizi, per profumare le vie con l’odor delle carni e degli incensi, per bruciar le cosce delle vittime sù gli altari. Ma io vedo che a voi piace il fumo, e ve ne fate le satolle grandi, quando l’odor delle carni sale sino al cielo tra vortici di fumo. Di che mi biasimate adunque, di quel che tanto vi piace? io non so come non avete proibito anche al sole di risplendere sugli uomini, quantunque il suo fuoco sia più divino ed ardente. O biasimate anche lui, che sparge così e diffonde la roba nostra? Ho detto. Voi, o Mercurio e Vulcano, se vi pare che ho detto male, confutatemi, ribadite pure l’accusa, ed io vi risponderò in mia difesa.

Mercurio. Non è facile, o Prometeo, contendere con un sì valente sofista. Ma buon per te che Giove non t’ha udito. Ti so dire che invece d’uno ti manderia sedici avoltoi a stracciarti le viscere, perchè facendo vista di difendere te, hai accusato lui acerbamente. Ma mi fa maraviglia che un profeta come te non hai preveduto questa tua pena.

Prometeo. I’ lo sapeva, o Mercurio, e so ancora che ne sarò liberato: e già un Tebano verrà tra breve, un tuo fratello, e saetterà l’aquila che tu dici che sta per discendere.

Mercurio. Così fosse, o Prometeo! Io vorrei vederti già disciolto, al comune banchetto con noi, purchè tu non faccia lo scalco.

Prometeo. Sta certo: tornerò al banchetto vostro, e Giove mi discioglierà per compensarmi di un gran benefizio.

Mercurio. E quale? dimmelo.

Prometeo. Conosci Teti, o Mercurio? Ma non bisogna dirlo, è meglio serbare il segreto, affinchè sia prezzo e riscatto della mia condanna.

Mercurio. E serbalo, o Titano, se è meglio così. Noi andiamo via, o Vulcano, chè già l’aquila si appressa. Soffri da forte: oh, fosse già qui quell’arciero tebano, e ti togliesse allo strazio di questo uccello!