Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 1.djvu/31

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intorno la vita e le opere di luciano. 23

quante altre sono state al mondo, era una schietta poesia.

XIV. Se non che i savi sentivano che quelle liete creazioni se piacevano alla fantasia e movevano caramente gli affetti, non però contentavano la ragione, severa ed eterna avversaria della fede religiosa: quindi cercarono di trovare in quelle creazioni le verità razionali nascoste sotto il velo dell’allegoria. Ma perchè il popolo non poteva nè voleva conoscere la verità nuda, che avrebbe irritate e concitate molte passioni, fecero questa ricerca in segreto, e stabilirono i misteri. Quali e quante verità si contenessero nei misteri è inutile investigare: si può dire che erano quante e quali si conoscevano in quei tempi: e non è a credere che fossero state molte e profonde, nè interamente spoglie d’immagini, anzi pare che esse spogliando la veste comune si adornassero di altra più sacra, il popolo non si lagnava nè sospettava, perchè sapeva che i misteri non contenevano altra religione dalla sua, e li rispettava, perchè vi erano i grandi ed i savi, e non si curava di conoscere le verità nascoste, perchè, secondo il senno comune, le credeva pericolose. Prometeo tolse il fuoco al sole, e nascostolo in una canna, lo diede agli uomini che ne ebbero tanto bene: ma il preveggente non seppe prevedere il male che gli verrebbe da questo benefizio: fu il misero strabalzato nelle solitudini del Caucaso, e legato ad una rupe, dove l’aquila vendicatrice gli rode le viscere rinascenti: così il savio che svela agli uomini certe nascoste verità, che fanno l’effetto del fuoco, illuminano sì ma bruciano e fanno dolore, tardi si accorge e si pente, e fugge nella solitudine, dove lo strazia il rimorso di aver prodotto un male che egli non aveva voluto nè preveduto. Così il senno volgare: ma un senno magnanimo e sublime diceva: No,