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una vendita di vite all’incanto. 365


Socrate. Anch’essi con un loro bacio daranno premio agli uomini più chiari e più valorosi.

Compratore. Cappita, che premio! Ma quale è il punto principale della tua sapienza?

Socrate. Le idee, e gli esemplari di tutti gli enti. Tutto quello che vedi, la terra, quanto è sù la terra, il cielo, il mare, tutte queste cose hanno loro esemplari o immagini invisibili, che son fuori l’universo.

Compratore. E dove stanno?

Socrate. In nessuna parte: perchè se esistessero in qualche luogo, non sarebbero.

Compratore. Ma io non vedo cotesti esemplari, che tu di’.

Socrate. E non puoi, perchè sei cieco degli occhi dell’anima. Ma io vedo le immagini di tutte le cose, un te invisibile, ed un altro me: insomma tutto a doppio.

Compratore. Quand’è così meriti d’esser comperato, perchè se’ savio, ed hai vista acuta. Dimmi tu, quanto vuoi di costui?

Mercurio. Dammi due talenti.

Compratore. Lo compero per tanto: ma il danaro lo pagherò un’altra volta.

Mercurio. Che nome hai?

Compratore. Dione, di Siracusa.

Mercurio. Prendilo col buon augurio. - O Epicuro, sì, chiamo te. Chi compera costui? è discepolo del baione e dell’ubbriaco, che testè abbiam messi all’incanto. Una cosa egli sa più di essi, che ci crede un tantino di meno: per altro è di buona pasta, e sta sù tutti i punti della gola.

Compratore. Che prezzo fa?

Mercurio. Due mine.

Compratore. Eccole, ma, così per sapere un po’, di che è ghiotto egli?

Mercurio. Ei mangia chicche, zuccherini, melate, e massime fichi secchi.

Compratore. Oh, è niente. Gli comprerò i pani di fichi secchi di Caria.

Giove. Chiama un altro; quella zucca rasa, quel viso scuro, quel colui che viene dal portico.