Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 1.djvu/374

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366 una vendita di vite all’incanto.


Mercurio. Dici bene. La maggior parte della gente venuta alla vendita pareva che l’attendessero. I’ vendo la virtù stessa, la vita perfettissima. Chi vuole egli solo conoscere ogni cosa?

Compratore. Come? che vuoi dire?

Mercurio. Che egli solo è sapiente, egli solo è bello, egli solo è giusto, e forte, e re, ed eloquente, e ricco, e legislatore, e tutto.

Compratore. Dunque egli solo è anche cuoco, è coiaio, è ferraio, ed altro?

Mercurio. Pare.

Compratore. Vieni qui, tu, e dimmi, chè io ti voglio comperare, chi sei tu? e primamente se non ti spiace che sei venduto, e che sei schiavo?

Crisippo. Niente affatto: perchè le non son cose che sono in poter nostro: e quel che non è in poter nostro è indifferente.

Compratore. Non so quel che dici.

Crisippo. Come? Non sai che vi son cose proposte, e cose posposte?

Compratore. Non lo so nemmeno ora.

Crisippo. Eh, sì: tu non sei usato ai nostri nomi, nè hai fantasia comprensiva: ma chi ha bene imparata la dottrina logica, non solo conosce queste cose, ma ancora l’accidente, e l’accidente dell’accidente, e quanto differiscono tra loro.

Compratore. Deh, per la filosofia, non t’incresca dirmi che è l’accidente, e l’accidente dell’accidente: chè coteste parole m’empiono l’orecchio di non so quale armonia.

Crisippo. Che increscere! ecco qui. Se un zoppo offende col piè zoppo in una pietra, e a caso si fa una ferita, il zoppicare è l’accidente, la ferita è l’accidente dell’accidente.

Compratore. Che acutezza di mente. Ma che ti vanti più di sapere?

Crisippo. I’ so fare una rete di parole nella quale ravviluppo chi si mette a disputare con me, lo stringo, lo fo tacere, gli metto un morso: e quest’arme potente è il famoso sillogismo.

Compratore. Uh! sarà un’arma terribile cotesta.