Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 1.djvu/38

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30 intorno la vita e le opere di luciano.

che d’incondito e di disarmonico, e rimase chiuso agli altri popoli, i quali però non ne ebbero alcun bene. Il sapere dei Persiani e degli Egizi fu oscurato da quello dei Greci, come la Persia e l’Egitto furono conquistati dai Greci, e ridotti a gentilezza. Sia pure il Greco un fanciullo per età a petto dell’Egizio e del Persiano; ma questo fonciullo diventò subito un uomo straordinario, e quei suoi vecchi maestri rimasero mediocri. Il sapere dei Romani, come tutte le cose loro, era nello stato e per lo stato, era solamente prudenza civile; e quel popolo non ebbe propria altra scienza che quella delle armi e delle leggi. I fanciulli romani imparavano a leggere sul libro delle dodici tavole:1 i loro gran savi furono giureconsulti, che spesso comandavano anche le armi,2 e fiorirono massimamente nell’impero, perchè nell’impero l’idea romana del diritto ebbe nuovo e più largo esplicamento, le leggi moltiplicate per la corruzione si separarono dal costume, divennero cosa astratta, e però la scienza del giure slette da sè, e giunse a maturità piena. Quando appresero il sapere dei Greci, ne pregiarono solamente la parte morale e politica, tennero le scienze speculative come sconvenienti a senatori ed a Romani,3 e le arti belle come puri ornamenti ed occupazioni geniali:4 e quando, deposta la nativa ruvidezza, vollero anche essi trattar le arti, riuscirono imperfetti imitatori. Quei loro poeti ed istorici,

  1. Mi ricorda di aver letto una sentenza di Cicerone (forse nel libro De Oratore), che il libretto delle Dodici Tavole conteneva più sapienza che tutti i libri dei filosofi.
  2. Papiniano ed Ulpiano, i due più grandi giureconsulti, furono Prefetti del Pretorio: ed Ulpiano fu ucciso in una sedizione de’ soldati.
  3. Vedi Tacito nella Vita di Agricola.
  4. Lelio si vergognò di comparire autore delle commedie che vanno sotto il nome di Terenzio, africano, e servo. Un forestiero non poteva scrivere con quel sapore di urbanità, nè un servo con quella gentilezza.