Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 1.djvu/39

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intorno la vita e le opere di luciano. 31

e lo stesso loro magno Cicerone, che a noi paiono sì grandi, erano spregiati dai Greci, che neppure li nominarono mai: ed anche oggi chi ha molta pratica dei greci scrittori che ci rimangono, scorgendo dove e come furono imitati, non ha molta ammirazione pei romani: i quali eziandio non trovarono le arti e le scienze vive e giovani in un popolo libero, ma ormai invecchiate e cortigiane nella reggia di Alessandria; onde furono imitatori e di non ottimi esempi. Un solo scrittore originale a me pare che essi ebbero, e fu Tacito, povero di arte, ma ricchissimo di senno tutto romano.

XVIII. Il sapere dei Greci nei due suoi elementi del vero e del belio fu vasto assai: pure il suo carattere proprio non è la vastità, ma l’armonia di questi suoi elementi, la quale è appunto la sua perfezione. Quest’armonia era ancora tra tutto il sapere, e la sua principale forma, la lingua, che facile e melodiosa esprimeva mirabilmente tutti i moti e gli atteggiamenti del pensiero. Il sapere, come la luce, tende a diffondersi per ogni verso: ed il Greco senti un certo istinto di portarlo in tutte le parti e di propagarlo con ogni mezzo. Infatti dal favoloso Giasone sino ad Alessandro, il Greco sente il bisogno di uscire del suo paese, lanciarsi sul mare, frugare in tutti i seni del Mediterraneo, fondare colonie su tutte le rive, dove s’accasa, e porta la religione, la lingua, i costumi, il governo, gli usi della sua patria, insegna a tutti e non impara da nessuno, si mescola con tutti e rimane sempre greco schietto. Oggi gl’Inglesi hanno il medesimo istinto, portano la lingua loro e la civiltà di Europa nelle più remote regioni della terra, e sia sotto il polo, sia nei bollori della zona torrida rimangono sempre inglesi. Le colonie greche non furono punto inferiori alle città donde uscirono, anzi talune divennero più potenti e più ricche,