Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 1.djvu/47

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intorno la vita e le opere di luciano. 39

gio? Non è ella una rivelazione celeste che viene all’anima in ogni tempo, e in ogni luogo? Io dico che non v’era quella bellezza che nasce dall’armonia generale della vita, non v’era quel fiume di luce che viene continuo nell’anima dell’artista, e da questa si riflette e si spande intorno a lui: la vita era brutta, e la sua rappresentazione non poteva essere bella interamente, lo dico che vi poteva essere, e vi fu, qualche anima che nella bruttezza di quella vita scorgesse un lume di bellezza e lo rappresentasse: ma questo fu e sarà sempre privilegio di pochissimi; la moltitudine, benchè corrotta, poteva avere qualche sentimento, qualche pensiero non ignobile, ma breve come lampo, sì che l’arte appena poteva coglierlo e dargli una forma. Il pensiero poetico sì vasto ed armonizzato in Omero, sì grave e solido nei tragici, così vario e lucente nei comici, viene a confondersi e minuzzarsi nell’epigramma, che piace sempre alla moltitudine, e non è luce, ma favilla poetica. Nella vita adunque non vi era bellezza, e però non vi furono artisti che la rappresentassero: quello che v’era, il male e l’errore, fu rappresentato nelle due forme possibili, o nudamente nella storia, in opposizione del vero e del bene nella satira: la prima forma appartiene più ai Romani, la seconda più ai Greci, che non perdettero mai quel loro senso, e la memoria della bellezza onde erano impressi dentro.

La tirannide dei primi Cesari aveva cercato di spegnere sinanco la coscienza del genere umano: e quando dopo le guerre civili ed il regno di Domiziano apparve tempo men reo, e cessò quell’angoscia mortale che stringeva il cuore e opprimeva tutte le forze dell’anima, gli uomini si trovarono dimentichi di ogni buona arte, e, come Plinio afferma di sè stesso, si ac-