Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 1.djvu/48

Da Wikisource.
40 intorno la vita e le opere di luciano.

corsero che non sapevano più parlare. Come poterono rilevare il capo e respirare, non seppero altro che narrare la storia dei dolori e delle vergogne sofferte. Cornelio Tacito la narrò da sennato romano e da consolo; Svetonio da retore; entrambi atterriti da quell’immenso cumulo di mali che essi avevano veduti o uditi, e che dopo tanti secoli fanno ancora spavento a chi li legge. Giovenale li dipinse nelle sue satire che sono acute strida di dolore, sfogo di un’anima generosa che si vede gettata a vivere fra tutte le sozzure e le abiezioni d’una età maladetta. Terribili pittori son questi, cui mancò l’arte, non l’ingegno nè la materia. Lo sgomento sentito dai Romani in quel tempo, e manifestato dai pochi loro scrittori, non era nei Greci, che da più secoli avevano perduta la libertà e provati non minori mali, e allora vivevano nella muta stanchezza della servitù, contenti di nuovi dritti avuti dai Romani, delle antiche loro istituzioni municipali, e lontani dai furori delle belve imperatorie. I loro savi non potevano altro che raccogliere e serbare le gloriose memorie del passato, quasi a vergogna del presente, nel quale non trovavano nulla di bello e di grande da mostrare agli avvenire. Plutarco nella solitudine di Cheronea, sdegnando di vedere l’intelligenza soggetta ad una forza stolta e turpemente feroce, e sentendo che i Greci anche servi erano maggiori dei loro fortunati padroni, ardì di fare non una storia, ma un paragone fra i due popoli. I punti di questo grande paragone sono gli uomini illustri, che danno occasione a parlare di leggi, di religione, di arte militare, di politica, di eloquenza, e di tutta la civiltà dei due popoli più difTusamente che non si saria potuto in una storia: e perchè il paragone riuscisse più compiuto e più vero, discese a riferire la vita privata, i detti e i fatti dei grandi uomini, e così fece meglio cono-