Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 1.djvu/99

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intorno la vita e le opere di luciano. 91

pinzati come borra in quest’opera, la quale però gli è sospetta e gli pare dubbio se sia o no tutta quanta di Luciano. Il quale giudizio nasce dal presupposto che questa opera sia didascalica, e voglia insegnare veramente come si deve scrivere la storia; e però non può contenere quei venti capitoli di piacevolezze. È questo un argomento didascalico sì, ma che passa per la mente di uno scrittore satirico, avvezzo a guardare nelle cose più il lato ridicolo che il serio, più il cattivo che il buono: quindi deve necessariamente avere molta parte, anzi la maggior parte di satira. Luciano non vuole insegnare, ma vuol ridere, vuole frustare quei pazzi scrittori del suo tempo, la cui pazzia è la prima idea che gli si affaccia alla mente, la prima che egli esprime, e la principale che domina in tutta l’opera. Però la menzione di tante sciocche storie è così ampia, e precede la esposizione della buona storia, ed è più piacevole di questa, e spesso torna anche in mezzo a questa. Un retore poteva scrivere benissimo la seconda parte, dove si espone le qualità della buona storia, e si discorre dei pregi dello storico: ma solamente un satirico e piacevole scrittore poteva scrivere quei venti capitoli. Sicchè noi ci troviamo ad una conchiusione opposta a quella del Weise; cioè che in quei venti capitoli più che negli altri è Luciano, è lo stampo del retore satirico; e in tutta l’opera è la forma singolare della sua mente; sicchè non altri che egli può esserne l’autore, perchè non altri che egli sa così mescolare e contemperare il ridicolo ed il serio, sa dire tante piacevolezze bizzarre, e tante verità importantissime in una forma schietta ed amabile. Data una buona castigatoia a quegli sciocchi raccontatori, spazzato il campo da quei pruni e da quelle spine, come egli dice, viene a ragionare della storia. La non è cosa che si può fare