Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 2.djvu/144

Da Wikisource.
136 il diredato.

lora io non era figliuolo, non avevo stretto obbligo di curarlo, ma ero rimasto libero, stranio, sciolto dai legami di natura, e pure non guardai a nulla, ma volenteroso, senza chiamata, da me venni, aiutai, assistei, medicai, risuscitai, mi salvai il padre mio, e così della diredazione mi giustificai, con la benevolenza calmai lo sdegno, con la pietà ruppi la legge, con un gran benefatto comperai il ritorno in famiglia, in così diffìcile frangente mostrai fede a mio padre, per mezzo dell’arte entrai in casa, e nel pericolo mi mostrai legittimo figliuolo. Quai pene, quai fatiche credete voi che io ho sostenuto, standogli vicino, servendolo, cogliendo il tempo, ora cedendo al male che era nel suo incremento, ora opponendogli l’arte quando si rimetteva un poco? La cosa più di tutte pericolosa in medicina è medicar queste persone, avvicinarsi a tali ammalati, che spesso anche nei loro prossimani sfogano la rabbia quando il male infuria. Eppure di niente m’impazientii, nè mi scuorai, ma affrontando e con ogni modo combattendo la malattia, infine la vinsi col farmaco. E qui alcuno non mi stia a dire: Oh, che gran fatica è dare un farmaco? Imperocchè molte cose prima di questa si deve fare, e preparare la via al beveraggio, e disporre il corpo alla cura, e badare alla complessione ed alle abitudini nel purgarlo, nell’indebolirlo, nel nutrirlo convenevolmente, farlo muovere quanto giovi, procurargli il sonno, ingegnarsi di trovargli un po’ di quiete: nelle quali cose gli altri ammalati facilmente si lasciano guidare; ma i pazzi per la instabilità della mente sono poco maneggevoli e frenabili: è uno sdrucciolo pel medico, e la cura non sempre riesce. Che spesso dopo d’aver fatto molto, mentre speriamo d’essere già presso alla fine, per un lieve sbaglio che commettiamo il male rincrudisce, si distrugge tutto il già fatto, la cura va a monte, l’arte fallisce. Chi adunque a tutte queste cose è bastato, con sì difficil morbo ha lottato, un male che è il più ritroso di tutti i mali ha vinto, darete voi a diredare a costui? concederete a costui d’interpetrare come ei vuole le leggi contro il suo benefattore? permetterete che egli faccia guerra alla natura? Io alla natura ubbidendo, salvo e mi conservo il padre, o giudici, ancorchè egli mi oltraggi: e se egli alle leggi, come ei dice, ubbidendo, scaccia e priva della fa-