Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 2.djvu/145

Da Wikisource.

il diredato. 137

miglia un figliuolo che l’ha beneficato, egli è odiator di figliuolo, io amatore di padre; io seguo natura, egli tutti i diritti di natura sprezza ed offende. O padre che ingiustamente odii! o figliuolo che più ingiustamente ami! Egli mi sforza a biasimare me stesso, che odiato pur l’amo: e l’amo tanto che è troppo. Eppure la natura comanda che i padri amino i figliuoli più che i figliuoli i padri. Ma egli volontariamente sprezza le leggi, che non iscacciano dalla famiglia i figliuoli che non hanno malfatto; sprezza la natura che tira tutti i generanti ad amare con passione le loro creature; e dovendo per molte cagioni amarmi assai, non pure non mi ama quanto ei dovrebbe, non pure non mi ricambia di tanto amore quanto gliene porto io; ma, ahi sventura! io l’amo ed ei mi odia, io gli voglio bene ed ei mi scaccia, io lo benefico ed ei mi oltraggia, io l’abbraccio ed ei mi direda, e le leggi protettrici dei figliuoli, come se fossero ai figliuoli nemiche, contro me rivolge. Oh qual contrasto tu poni, o padre, tra le leggi e la naturai Non è così, non è così, come tu vuoi: male interpetri, o padre, le leggi che sono fatte a fine di bene. Non pugnano natura e leggi in fatto di amore, ma si accordano tra loro, e si aiutano per togliere le offese. Tu ingiurii il tuo benefattore, offendi la natura: e non sai che con la natura offendi anche le leggi? Le quali vogliono essere buone, giuste, benevole ai figliuoli, e tu non le vuoi così, e le rivolgi spesso contro l’unico tuo figliuolo, come se ne avessi molti, e le fai sempre punire, mentre esse vogliono solo amore tra figliuoli e padri, e neppure ci sono quando non c’è peccato. Le leggi danno il diritto di accusare d’ingratitudine coloro che non rimeritano i benefattori: chi poi oltre al non rimeritare, vuole anche punire uno che gli ha fatto bene, considerate voi se v’è iniquità maggiore di questa. Dunque che costui non possa più diredare, avendo già usato una volta della patria potestà e della facoltà delle leggi; e che d’altra parte non sia giusto diredare un cotanto benefattore e scacciarlo di casa, credo di avere a bastanza dimostrato.

Veniamo ora alla causa della diredazione, e consideriamo quale è questa colpa. Bisogna di nuovo ricorrere alla mente del legislatore. Ti concediamo per poco che tu possa diredare quante volte vuoi, e ti diamo questa potestà anche contro a