Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 2.djvu/155

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falaride primo. 147

oltraggiato? Queste cose vi dicevo per mia giustificazione, che sono vere e giuste, e più degne di lode, come io mi persuado, che di biasimo.

Intorno poi all’offerta, udite ora come son divenuto padrone di questo toro, che io non commessi io allo scultore: non sarei stato si pazzo da aver capriccio di un tale acquisto. Era nel nostro paese un Perilao, buon artefice, ma cattivo uomo, il quale ingannatosi assai nel giudicare dell’animo mio, credè farmi cosa grata ad escogitare una nuova pena, come se io non desiderassi altro che punire. Ed avendo fatto questo toro, me lo portò, bellissimo a vedere, e naturalissimo, che gli mancava solo il moto ed il muggito per parer vivo. A vederlo, io subito esclamai: L’è cosa degna d’Apollo: il toro si dee mandare ad Apollo. E Perilao che mi era presente, disse: Vuoi conoscere ancora la virtù che è in esso, e l’uso cui può servire? Ed aprendo il toro presso al dorso, soggiunse: Se vuoi punire qualcuno, mettilo in questa macchina, e chiudila, poi farai adattare questi flauti così alle narici del toro, e sotto esso accendere fuoco: quegli dentro piangerà e griderà per lo strazio immenso che ei sente, e il suo grido uscendo per i flauti ti farà un suono armonioso, sonerà la sua nenia, muggirà flebilmente: sicchè mentre quegli è punito, tu sei dilettato dal suono dei flauti. A udire questo ebbi orrore del malvagio disegno di quell’uomo, detestai quella sua macchina scelleratamente ingegnosa, e gli diedi il castigo che si meritava. Via su, dissi, Perilao, se la tua promessa non è vana, mostraci la pruova dell’arte tua, entravi tu stesso, ed imita la voce de’ tormentati, acciocchè vediamo se pei flauti esce quel suono che tu dici. Ubbidisce Perilao, e come egli è dentro, io lo fo chiudere, e mettervi fuoco sotto, dicendo: Ricevi il degno premio della tua mirabile arte; tu hai inventata questa musica, e tu primo la sonerai. E se lo meritò quell’ingegnoso ribaldo. Lo feci cavare ancor vivo e boccheggiante, acciocchè non contaminasse l’opera morendovi dentro, e comandai che senza seppellirlo lo precipitassero da una rupe. Purificato il toro, l’ho mandato a voi per offerirlo al dio, e vi ho fatto scolpire tutto il racconto del fatto, il nome mio che l’ho offerto e dell’artefice Perilao, la sua invenzione, la mia giustizia, la