Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 2.djvu/156

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148 falaride primo.

pena adatta, il canto dell’ingegnoso fabbro, la prima pruova della musica. Voi, o Delfi, farete una cosa giusta se coi miei legati farete un sacrifizio per me, ed allogherete il toro in un bel luogo nel tempio, acciocchè tutti veggano chi sono io verso i malvagi, e come punisco la loro soverchia diligenza al male. Questo solo basta a mostrar l’animo mio: Perilao punito, il toro offerto, non serbato per tormentare altri, non avendo muggito che dei soli muggiti del fabbro: in lui solo feci la pruova dell’arte, e non volli che si udisse mai più quel brutto e feroce suono. Ed ora questa è l’offerta che io presento al dio: gliene farò altre spesso, se mi concederà di non dover più punire.

Queste cose, o Delfi, vi manda a dire Falaride, tutte vere, e appunto come avvennero. Noi crediamo di meritar fede da voi, perchè siamo testimoni di cose che conosciamo, ed ora non abbiamo alcuna cagione di mentire. E se anche è necessario pregarvi per un uomo a torto tenuto malvagio e costretto contro sua voglia a punire, vi preghiamo noi Agrigentini, che siam Greci e per antica origine Doriesi, di accogliere l’amicizia di quest’uomo che vuole esservi amico, ed ha in animo di fare molto bene alla città vostra ed a ciascuno di voi in particolare. Accettate adunque il toro, e sagratelo, e pregate per Agrigento e per esso Falaride: non ci fate partire senza questa grazia, non fate a lui questa offesa, non private il Dio di un dono che è un capolavoro d’arte e un monumento di giustizia.