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Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 2.djvu/158

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150 falaride secondo.

salvi in Cirra. Onde è manifesto che egli gradisce la pietà di questo monarca: e voi dovete volere ciò che egli vuole, ed aggiungere questo toro agli altri ornamenti del tempio: perchè sarebbe la cosa più assurda del mondo, che chi manda un sì magnifico dono al dio, ricevesse dal tempio una condanna, e per premio della sua pietà fosse giudicato indegno anche di fare un’offerta. Il mio avversario, come ei fosse or ora sbarcato d’Agrigento, ha fatto un gran dire delle uccisioni, delle violenze, delle rapine, delle incarcerazioni del tiranno; e per poco non ci ha detto che le ha vedute egli con gli occhi suoi, mentre sappiamo che egli non è andato neppure sino alla nave. Cotali cose non bisogna del tutto crederle neppure a quelli che dicono di averle patite, perchè è incerto se dicono il vero; molto meno conviene a noi, che non le conosciamo, farne un’accusa. Ma se anche qualcosa di queste è avvenuta in Sicilia, non ce ne dobbiam brigare noi in Delfo, se non vogliamo invece dei sacerdoti farei giudici, invece di sacrificare e ufficiare il Dio e raccogliere le offerte che si mandano, stare a discutere se oltre il Jonio ci ha tiranni giusti o ingiusti. Gli affari degli altri vadano a modo loro: noi, credo io, dobbiamo badare ai nostri, che come andarono per lo passato, così vadano al presenta, o fare il nostro meglio per l’avvenire. Che noi abitiam fra le rupi, e coltiviamo le pietre non dobbiamo aspettare che ce lo dica Omero, ma lo vediamo; e se fosse per le nostre terre, potremmo morir di fame. Il tempio, Apollo, l’oracolo, i sacrifizi, i divoti, questi sono i campi di Delfo, questi l’entrata, di qui l’abbondanza, di qui il nostro sostentamento (siamo tra noi, e bisogna dire il vero), e come dicono i poeti, senza arare e senza seminare ci nascono tutti i beni; il nostro Iddio coltiva i nostri campi, e ci dà non pure i beni che nascono tra gli altri Greci, ma se ve n’è tra i Frigi, i Lidii, i Persi, gli Assirii, i Fenicii, gl’Italioti, gl’Iperborei stessi, tutto viene in Delfo. Dopo il Dio siamo onorati noi da tutto il mondo, non ci manca niente, siamo beati d’ogni cosa. Così ab antico, così fin’ora; seguitiamo a vivere così. Nessuno ricorda che da noi si è fatto mai un giudizio sopra un’offerta, nè si è vietato ad alcuno di sacrificare ed offerire: e così, a creder mio, il tempio è tanto cresciuto e straricchito in offerte. Non bisogna