Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 2.djvu/67

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armonide. 59

me di Timoteo di Tebe: ed anche ora, dovunque ti mostri, tutti corrono a te, come gli uccelli alla civetta. Questa è la cosa per la quale io desiderai di divenir flautista, e sostenni tante fatiche: che io non vorrei essere perfettissimo nell’arte, senza gloria e senza fama, neppure se dovessi essere un Marsia o un Olimpo ignoto. Che non è utile a niente musica che non si sente, dice il proverbio. Ora tu insegnami anche questo, che cosa debbo aggiungere all’arte per venire in fama: e così ti sarò doppiamente obbligato, e per l’arte che mi hai data, e più per la gloria che n’avrò.

E Timoteo gli rispose: Armonide, tu sei vago di non piccola cosa, di lode, di gloria, di essere celebrato e conosciuto da moltissimi. Ma se vuoi ottener questo presentandoti così alla moltitudine, e mostrando pruove del tuo valore, tieni una via lunga, e neppure così sarai conosciuto da tutti: che dove si troveria teatro o circo sì grande da potervi sonare innanzi a tutti i Greci? Acciocchè dunque tu venga in fama ed a capo de’ tuoi desiderii, ti darò io un consiglio. Suona pure nei teatri talvolta, ma curati poco degli applausi del volgo. La via più breve e facile alla gloria è questa. Scegli pochi tra i Greci, ma i migliori, i primi, i più specchiati, nel cui giudizio, favorevole o disfavorevole che sia, puoi confidare, ed innanzi ad essi fa’ pruova di sonare: se essi ti loderanno, tieni per fermo che brevemente sarai conosciuto a tutti i Greci. Ed ecco come. Se costoro, che sono conosciuti ed ammirati da tutti, conosceranno che tu sei un valente flautista, che bisogno hai della moltitudine che segue sempre chi ha miglior giudizio? La moltitudine non sa di finezze, son quasi tutti artigiani; e quando vedono uno lodato dai grandi, credono che sia lodato non senza ragione, onde anch’essi lo lodano. Anche nei giuochi molti spettatori sanno quando applaudire o fischiare; ma quelli che giudicano son sette, o otto, o poco più.

Il povero Armonide non potè valersi di questo consiglio, perchè, si dice, sonando la prima volta a gara, e sforzandosi di troppo per non essere sgarato, spirò col flauto in mano, e senza corona si morì su la scena: e quella fu la prima e l’ultima volta che ei sonò nelle Dionisiache. Intanto il consiglio di Timoteo a me pare che fu dato non ai soli flautisti nè al solo