Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 2.djvu/68

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60 armonide.

Armonide, ma a quanti desiderano gloria, e dando qualche pubblico saggio dell’arte loro, vogliono la lode popolare. Ed io, quando anch’io ebbi questo pensiero, e cercai come subito acquistar fama, andavo considerando, secondo il consiglio di Timoteo, chi fosse il migliore di questa città, in cui tutti confidassero, e che mi valesse per tutti. E costui dovevi essere tu per tutte le ragioni, che sei specchio di ogni virtù, e regola agli altri in queste cose. Pensavo se io mostrassi a te le cose mie, e tu le lodassi (ed oh! potessero parerti lodabili!) non avrei più che desiderare, otterrei tutti i suffragi in uno solo. E chi altro io poteva preferire a te, e non esser tenuto pazzo? A dire che mi confidavo in un solo uomo pareva come mettermi ad uno sbaraglio: ma in verità poi era come un recitare i miei discorsi innanzi a tutto il mondo, perchè tu solo mi valevi più di ciascuno e più di tutti insieme. I re di Sparta danno ciascuno due suffragi, quando ogni altro ne dà uno: tu dai ancora quello degli efori e degli anziani: insomma tu nella dottrina puoi dare più suffragi di tutti gli altri, specialmente perchè getti nell’urna sempre la palla bianca e salvatrice, il che mi dà animo in questa ardita impresa, che mi fa giustamente temere. E m’inanimisce ancora il pensiero che io sono di tale città che tu, quand’eri privato, beneficasti, ed ora che sei in uffizio, séguiti a beneficare con tutta la nazione. Onde se ora mentre io parlo i voti inclinano al peggio, se le palle bianche sono più poche, tu aggiungivi il voto di Minerva, compi il numero mancante, ed anche in questo sii un verace correttore. A me non basta che già molti mi ammirarono, che ho già qualche fama, che i miei discorsi sono lodati da chi li ascolta: son tutti sogni che vanno col vento, sono ombre di lodi quelle. La verità sarà chiarita adesso: questo sarà il gran punto per me; e non si potrà più dubitare se io, per tuo giudizio, dovrò esser tenuto ottimo in dottrina, o di tutti....... ma non voglio dir parole malagurose, cimentandomi in questa gara. Deh, fate, o Dei, che io paia degno di conto, e confermate la lode che altri m’ha data; acciocchè per l’avvenire io con fiducia mi presenti in pubblico: che nessuno stadio fa più paura a chi ha vinto nei gran giuochi olimpici.