Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 2.djvu/69

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XXIV.

LO SCITA,

o

IL PROTETTOR DEL FORESTIERE.



Non fu Anacarsi il primo che venne di Scizia in Atene per desiderio della gentilezza greca; ma prima di lui fu Tossari, savio uomo e vago di conoscere le belle cose, e le buone istituzioni; non di stirpe reale, nè di nobili incappellati,1 ma popolano scita, e di quelli che sono chiamati ottopiè, cioè padrone di due buoi e d’un solo carro. Questo Tossari non tornò più in Scizia, ma si morì in Atene: e non guari dopo gli Ateniesi lo tennero come eroe, ed ora offrono sacrifizi al Medico forestiero: che, divenuto eroe, s’acquistò quest’altro titolo. Perchè lo chiamarono così, perchè lo annoverarono tra gli eroi e tra i figliuoli di Esculapio, forse non è soverchio raccontare; affinchè sappiate che non solo gli Sciti a casa loro usano d’immortalare gli uomini e mandarli dal loro Zamolchi, ma anche gli Ateniesi possono indiare gli Sciti in Grecia.

Al tempo della peste grande la moglie di Architele l’areopagita sognò che le compari questo Scita, e le comandò di dire agli Ateniesi che per far cessare la peste dovevano spruzzar molto vino per le vie della città. Fatto questo molte volte (gli Ateniesi che udiron la cosa non la trascurarono), non ci fu peste più: sia perchè l’odore del vino purificò l’aria infetta, sia per altra cagione conosciuta da Tossari, che come dottore in medicina prescrisse quel rimedio. Oggi ei riceve ancora il premio di quella guarigione, gli è sacrificato un cavallo bianco sul monumento, dove Demeneta additò che egli era uscito e le aveva fatta quella prescrizione del vino. Fu tro-

  1. Il portar cappello era segno di nobiltà fra gli Sciti.