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Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 3.djvu/91

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diceria o bacco 83

opinione che hanno di me: ed alcuni non ci vengono affatto, perchè non vale la pena di attendere a rombazzi di baccanti, e a cavriole di satiri, scendendo dai loro elefanti; ed altri che ci vengono per udire appunto qualcosa di queste, trovando invece di edera ferro, non s’attentano di lodare, turbati dalla novità della cosa. Ma io a costoro prometto francamente, che se anche ora come già un tempo vorranno spesso vedere la festa che io fo, e quei bravi bevitori d’una volta ricorderanno del sollazzo che avemmo insieme, e non torceranno il muso pe’ satiri e pei Sileni, ma beranno a sazietà di questa tazza; faranno il baccano anch’essi, e con noi grideranno l’evoè. Costoro adunque, essendo libero l’udire, facciano ciò che loro aggrada: io, giacchè siamo in India, voglio contarvi un’altra cosa di quei paesi, la quale non è estrania a Bacco nè al nostro proposito.

Tra gl’Indiani Maclei, che su la sponda sinistra dell’Indo, se lo guardi con la corrente, pascolando si stendono sino all’oceano; nel loro paese è un bosco chiuso, non di molta estensione, ma fitto, che molta edera e viti vi fanno densa ombra. Quivi sono tre fonti di acqua bellissima e limpidissima, una detta del Satiro, un’altra di Pane, ed un’altra di Sileno. V’entrano gl’Indiani una volta l’anno, alla festa del Dio, e bevono alle fontane, non tutti a tutte, ma secondo l’età, i garzoni alla fontana del Satiro, a quella di Pane gli uomini, e a quella di Sileno quei che hanno l’età mia. Quel che avviene ai giovani poi che hanno bevuto, e l’ardire che acquistano gli uomini compresi da Pane, saria lungo a dire: ma quel che fanno i vecchi, quando bevono di quell’acqua, è il caso nostro. Come il vecchio ha bevuto ed è preso da Sileno, per molto tempo rimane muto, come imbalordito ed ubbriaco; poi a un tratto la voce gli diventa chiara, il suono acuto, lo spirito canoro, la mutezza gli si cambia in parlantina; e neppure a turargli la bocca puoi far che ei non parli, e non isciorini lunghe dicerie; male sue parole sono tutte sennate, ed ornate, ed escomio come quelle dell’oratore d’Omero, simili a neve invernale. Nè basta che li paragoni ai cigni per la loro età, ma a guisa delle cicale fanno un dire continuo e seguito fino alla sera tardi. Allora, cessata in essi l’ubriachezza, tacciono, e