Pagina:Opere di Mario Rapisardi 5.djvu/275

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Dubbj in me sgombra, e allor più viva splende,
     Che la Fede, onde fiamma e luce avesti,
     Tra speranza e timor trepida pende.

O di torbidi affetti, o di funesti
     Fermenti immacolata anima schietta,
     Chi per sentier’ più erti e più rubesti

Attinse mai la gloriosa vetta,
     E la vita acquistò ch’eterna dura,
     E paradiso dalla terra è detta?

Paradiso d’amore, ove ognor pura
     Arde la luce, e in sua giustizia incede
     Il Tempo che l’oneste opre infutura;

E di ciascun, che in terra esempio diede
     D’alta virtù fra generose lotte,
     Il nome incide e non oblia la fede.

Forse i rosei mattini oblia la notte?
     Forse l’animo nostro il sole oblia,
     Perchè s’immerga nell’equoree grotte?

O perchè delle nubi il popol sia
     Sparso ampiamente su la terra e il mare,
     E spenti i fuochi dell’eterea via,

Sì che il ciel resti come fosco altare,
     Scordan l’onde e le glebe il bel turchino,
     Per cui sì vago il lor sembiante appare?