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Atto primo 363

Quando già già la folgore prorompe.
Parla, o spirito, a me! Dall’incorporea
Tua voce sento che mi sei da presso,
E t’amo. Or di’, come imprecai?
La Terra
                                             Ma come
Intendere le mie voci potresti
Tu che il linguaggio della morte ignori?
Prometeo
Ben un vivente spinto tu sei:
Come loro favella.
La Terra
                                   Io non mi attento
Come i vivi parlar, non la mia voce
Il re bieco del cielo oda, e mi attorca
Ferocemente a piú penosa ruota
Che non sia questa sopra a cui mi aggiro.
Sagace e buon tu sei: ben che tal voce
Non intendan gli Dei, saggio e benigno
Tu sei per fermo; e più che Dio t’estimo;
Porgi dunque al mio dir l’intento orecchio.