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Pagina:Opere di Mario Rapisardi 5.djvu/68

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68 Le Odi di Orazio


O Pollione, presidio nobile
    Di rei dolenti e della Curia,
        Cui nel dalmatico trionfo
        16Diè l’alloro onoranze immortali.

Già già al minace dei corni murmure
    Stringi le orecchie; già i litui strepono;
        Già il lampo dell’armi i cavalli
        20Ratti e il viso a’guerrieri atterrisce.

I sommi duci veder già sembrami
    Di non indegna polvere squallidi,
        Soggiogato in terra ogni cosa,
        24Di Caton fuor che l’animo atroce.

Giuno, e ogni nume più amico a’ Libici,
    Che dalle terre non ulte invalido
        Partissi, i nipoti dei vinti
        28Come esequie a Giugurta consacra.

Qual più fecondo campo per italo
    Sangue le pugne empie da’ tumuli
        Non attesta e da’ Medi udito
        32Il fragor dell’esperia ruina?