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Pagina:Opere di Mario Rapisardi 5.djvu/92

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92 Le Odi di Orazio


Ma quei del poco è lieto, a cui sul desco
    Tenue del padre la saliera splende,
    Nè i lievi sonni trepidanza o brama
            16Sordida invola.

Perchè noi, forti per sì picciol tempo,
    Faticar tanto? A che mutar paesi
    D’altro Sol caldi? Chi la patria lascia
            20Fugge sè stesso?

Monta morboso il tedio in su ferrate
    Navi e da torme di destrier non volge,
    Ratto assai più di cervi e di nemboso
            24Euro più ratto.

Animo pago del presente, aborre
    Dal curare oltre, e tempera con lento
    Riso l’amaro: non è cosa in ogni
            28Parte beata.

Celere morte rapì ’l chiaro Achille;
    Tarda vecchiezza assottigliò Titone;
    Ed a me forse quanto a te ha negato
            32Porge l’istante.