Pagina:Opere di Niccolò Machiavelli II.djvu/316

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306 dell'arte della guerra.

volere combattere solo, quando non gli vogliano fare compagnia. E dee, sopra ogni cosa, avere questa avvertenza, volendo fare il soldato ostinato alla zuffa: di non permettere che ne mandino a casa alcuna loro facoltà, o depongano in alcuno luogo, infino che egli è terminata la guerra, acciocchè intendano che, se il fuggire salva loro la vita, egli non salva loro la roba, l’amore della quale non suole meno di quella rendere ostinati gli uomini alla difesa.

Zanobi. Voi avete detto com’egli si può fare i soldati volti a combattere parlando loro. Intendete voi, per questo, che si abbia a parlare a tutto l’esercito, o a’ capi di quello?

Fabrizio. A persuadere o a dissuadere a pochi una cosa è molto facile perchè, se non bastano le parole, tu vi puoi usare l’autorità e la forza; ma la difficoltà è rimuovere da una moltitudine una sinistra opinione e che sia contraria o al bene comune o all’opinione tua; dove non si può usare se non le parole le quali conviene che sieno udite da tutti, volendo persuadergli tutti. Per questo gli eccellenti capitani conveniva che fussono oratori, perchè, senza sapere parlare a tutto l’esercito, con difficultà si può operare cosa buona; il che al tutto in questi nostri tempi è dismesso. Leggete la vita d’Alessandro Magno, e vedete quante volte gli fu necessario concionare e parlare pubblicamente all’esercito; altrimenti non l’arebbe mai condotto, sendo diventato ricco e pieno di preda, per i deserti d’Arabia e nell’India con tanto suo disagio e noia; perchè infinite volte nascono cose mediante le quali uno esercito rovina, quando il capitano o non sappia o non usi di parlare a quello; perchè questo parlare lieva il timore, accende gli animi, cresce l’ostinazione, scuopre gl’inganni, promette premj, mostra i pericoli e la via di fuggirli, riprende,