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sarebbero a questa città vituperosi, e in brevissimi anni si avrebbero a rifare; sicchè la spesa sarebbe grande e continua, e poco onorevole. Dice che il Comune si varrebbe di ottantamila ducati di miglioramenti di possessione, il che è una favola, nè egli sa quello che si dice, nè donde questi miglioramenti si avessero a trarre; tanto che a ciascuno pare di non ci pensare. Nondimeno si farà fare il modello che il Papa ha chiesto, e se li manderà. Insino a che non si dà assegnamento particolare a questa impresa, è necessario spendere de’ danari che ci sono, e però nella legge fatta si dispone che il depositario de’ Signori paghi de’ danari si trova in mano del Comune per qualunque conto, tutti quelli che da i Signori insieme con gli Ufiziali gli saranno stanziati. Nondimeno Francesco del Nero farà difficoltà in pagargli, se da nostro Signore non gli è fatto scrivere che gli paghi. L’ufizio ne ha scritto all’Ambasciatore: vi priego ajutiate la cosa, che il Papa gliene scriva.

A dì 2. di Giugno 1526.

Niccolò Machiavelli.



XXXIX


AL MEDESIMO.


IO non ho avuto comodità di parlare prima che sabato passato a L. S., ma essendo con lui, e ragionando seco di più cose, mi entrò sul suo figliolo, tanto che io hebbi occasione di dolermi seco dello havere egli tenuto poco conto della pratica che già gli havevo mossa, e che io ero certo, come già gli fuggì un parentado ricco, che hora glie ne fuggirebbe uno honorevolissimo e non povero, nè sapevo, se desiderava dargli una fiorentina, dove si potesse altrove capitare. Egli liberamente mi confessò che io dicevo il vero, e che voi lo havevi fatto tentare, e che a lui non po-