Pagina:Opere di Niccolò Machiavelli VI.djvu/420

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400 DELL’ASINO D’ORO.

Un landrone era proprio come il loro,
     E da ciascun de’ lati si vedeva
     45Porte pur fatte di pover lavoro.
Allor la donna ver me si volgeva,
     E disse come dentro a quelle porte
     48Il grande armento seco diaceva.
E perchè variata era la sorte,
     Eran varie le loro abitazioni,
     51E ciaschedun si sta col suo consorte.
Stanno a man destra, al primo uscio i leoni,
     (Cominciò, poi che ’l suo parlar riprese)
     54 Co’ denti acuti, e con gli adunchi unghioni.
Chiunque ha cor magnanimo, e cortese,
     Da Circe in quella fera si converte;
     57Ma pochi ce ne son del tuo paese.
Ben son le piagge tue fatte deserte,
     E prive d’ogni gloriosa fronda,
     60Che le facea men sassose, e meno erte.
Se alcun di troppa furia, e rabbia abbonda,
     Tenendo vita rozza, e violenta,
     63Tra gli orsi sta nella stanza seconda;
E nella terza, se ben mi rammenta,
     Voraci lupi, ed affamati stanno,
     66Talchè cibo nessun non gli contenta.
Lor domicilio nel quarto loco hanno
     Buffoli, e buoi; e se con quella fiera
     69Si trova alcun de’ tuoi, abbisi il danno.
Chi si diletta di far buona ciera,
     E dorme, quando e’ veglia intorno al fuoco,
     72Si sta fra’ becchi nella quinta schiera.
Io non ti vo’ discorrere ogni loco;
     Perchè a voler parlar di tutti quanti,
     75Sarebbe il parlar lungo, e il tempo poco.