Pagina:Opere di Niccolò Machiavelli VI.djvu/498

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grandi, e quanto sia laudata dagli Scrittori, e da quelli, che descrivono la vita de’ Principi, e da quelli, che ordinano, come debbano vivere, fra i quali Senofonte s’affatica assai in dimostrare quanti onori, quante vittorie, quanta buona fama arrecasse a Ciro l'essere umano, e affabile, e non dar alcun esempio di sé, né di superbo, né di crudele, né di lussurioso, né di nessun’altro vizio, che macchi la vita degli uomini.

§. 25.

Non fu mai partito savio condurre il nemico alla disperazione.

§. 26.

I Popoli corrono volontari sotto l’impero di chi tratta i vinti come fratelli, e non come nemici.

§. 27.

Chi è rozzo, e crudele nel comandare, è male obbedito da suoi; chi é benigno, ed umano, è ubbidito.

§. 28.

E’ meglio per comandare una moltitudine, esser umano, che superbo, esser pietoso, che crudele.

§. 29.

Fecero miglior frutto i Capitani Romani, che si facevano amare dagli Eserciti, e che con ossequio gli maneggiavano, che quelli, che si facevano straordinariamente temere.

§. 30.

L'umanità, l'affabilità, le grate accoglienze de' capi possono molto negli animi de’ soldati; e confortando quello, all’altro