Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo I.djvu/157

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di cibi. Dormì sempre lunghissimamente, e spesso. Il suo sonno nella giornata durava sino all’ingresso della notte; il notturno sino alla levata del sole. Intemperantemente così vivendo, il pochissimo tempo che le rimaneva, pensava essa bastante a governare l’Imperio romano. Se l’Imperadore commetteva ad alcuno un affare senza avere prima consultata Teodora, ne seguiva tosto che con somma vergogna il magistrato, che iva con quella commissione, fosse turpissimamente messo a morte. Giustiniano nato a sbrigare in un attimo gli affari, non solo pel vegliar suo continuo, siccome dicemmo, ma anche per lo svelto ingegno, e per la facilità di ammettere all’udienza le persone, questa portò sì avanti, che riceveva anche ignoti uomini od oscurissimi, e non solo li udiva, ma ragionava a lungo con essi discutendo, e dava loro ogni più segreta libertà di dirgli ciò che volessero. Al contrario Teodora e ben tardi e difficilmente dava accesso agli stessi ottimati, che come un branco di schiavi ogni giorno stavansi in un angusto e caldissimo camerotto, onde non correre gravissimo pericolo, se chiamati improvvisamente non fossero stati pronti. Ivi dentro tenevansi ritti sulle punte de’ piedi, colla testa elevata, e la faccia prominente e scoperta, affine di rendersi cospicui agli eunuchi che uscissero. Non ne venivano chiamati alla udienza che certuni; e questi appena appena, e dopo molti giorni. Entrati poi pavidissimi tosto si ritiravano, non fatto altro che l’atto di venerarla, e baciatole a fior di labbra l’uno e l’altro piede. Imperciocchè parlarle, o domandarle cosa qualunque niuno ardiva, se non gli fosse or-