Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo I.djvu/416

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de. Ingrossato d’acqua da molte parti, corre in mezzo alla città, e di là uscito portasi oltre, dopo avere sufficientemente servito ai bisogni della medesima per mezzo di un antico canale, che da una estremità all’altra passa attraverso delle mura. Alcune volte questo fiume gonfio grandemente per copiose piogge, innondò la città quasi fosse destinato ad esterminarla: chè con grandissima rovina rotto il minore e maggior muro, sparsosi per tutta Edessa, vi cagionò gravissimi danni, perciocchè giunta improvvisa la piena i più belli edifizii diroccò, e sommerse un terzo degli abitanti. L’Imperador Giustiniano si fece sollecito non solo di ristabilire tutti gli edifizii rovesciati, fra i quali era la chiesa de’ cristiani, e quello che chiamasi l’Antiforo; ma con ogni cura provvide perchè simile disastro quella città non avesse più a patire. Al quale intendimento presso le mura fece un nuovo alveo al fiume; e della seguente maniera lo fiancheggiò. Alla destra del fiume giacea una bassa pianura, alla sinistra alzavasi una scoscesa montagna, la quale obbligando il fiume a divertere il corso, lo faceva necessariamente piegare verso la città, non essendovi a destra impedimento alcuno per correre a quella direzione. Or fu tagliata affatto quella montagna, e alla sponda sinistra scavato il suolo, Giustiniano vi fece aprire una fossa più profonda del letto, e alla destra alzò una gran muraglia di grossi macigni: con che, ove il fiume serbi la quantità consueta d’acqua, non sia la città priva della occorrente; e quando si gonfii straordinariamente, ne meni alla città soltanto la solita quantità; e il di più vada pel canale da Giustiniano