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CAPO IV.

Ponte posto sul Siberi, fiume di Gallazia, e Giuliopoli assicurata contra quel fiume. In Cappadocia le mura di Cesare ridotte a miglior forma. Moseco fatta metropoli.


È in Gallazia un fiume dagl’indigeni chiamato Siberi, prossimo ai Sicei, e lontano dalla banda di levante da Giuliopoli dieci miglia. Questo fiume, solito a gonfiarsi improvvisamente, annegava molti viandanti: per lo che avvisatone l’Imperadore, rimediò al male facendovi un ponte, saldissimo di costruzione, e capace a sostenere le piene; e fabbricò eziandio al fianco orientale di quel ponte un muro a guisa di fortalizio, che i periti dell’arte chiamano promachon. All’occidente poi eresse un tempio, che nell’inverno fosse di ricovero ai passeggieri. Quel fiume batteva le mura di Giuliopoli, e le scuoteva fortemente, passando alla parte occidentale; il che l’Imperadore gli vietò di più fare, avendo eretta d’innanzi alle mura una mole di non meno di cinquecento piedi; e così preservando la città, vi aggiunse anche una notabile fortificazione.

In Cappadocia poi fece le seguenti cose. Ivi Cesarea, grandissima città, e da’ tempi antichi popolata, era cinta di mura, le quali per la troppa estensione del loro circuito rimanendo senza difesa, potevano espugnarsi facilmente; perciocchè un grande spazio inutile comprendevano; e quella soverchia ampiezza dava facile adito agli assalitori. Avendo il fondatore di quella città trovato il