Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo I.djvu/497

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luogo pieno di monticelli, per lungo intervallo tra essi distanti, volle comprenderli entro il circuito delle mura, perchè non ne traessero vantaggio quelli che volessero assediar la città; ma intendendo a darle sicurezza, per contrario le avea preparato gran pericolo. Erano in quel circuito parecchi campi lavorati, ed orti, e rupi, e pascoli: ne’ quali spazii, nemmeno in appresso i cittadini pensarono di alzare alcun edifizio; sicchè l’aspetto del luogo rimase qual era da prima; e se in alcuna parte pur sonvisi alzate case, esse rimasero perfettamente isolate, ed escluse da ogni vicinato. Nè poi i soldati posti alla custodia delle mura bastavano al bisogno; nè i cittadini potevano invigilare sopra tanto terreno; e per questo vivevano in continuo timore, parendo loro così di non avere riparo di mura. Finalmente l’imperadore Giustiniano, levata una parte di quelle mura in niun modo necessaria, restrinse la fortificazione della città ad essere veramente sicura ed inespugnabile: il che poi compì mettendovi un conveniente presidio. E di questo modo coprì da ogni pericolo contro aggressori Cesarea di Cappadocia.

In Cappadocia pure era Moseco, castello posto in pianura, e sì debole e guasto, che in parte era già rovinato, e in parte minacciava d’esserlo ad ogn’istante. Giustiniano Augusto lo fece distruggere tutto quanto; e in un rialto sì scosceso da non potervi salire nemico, dove quel vecchio castello guardava a ponente, costruì un fortissimo muro; e molti tempii, e spedali, e bagni pubblici ivi fabbricò; nè vi lasciò mancare alcuna di quelle cose, che distinguono una città. Onde è avvenuto, che