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Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/237

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LIBRO SECONDO 215


III. Nessuno può accostarsi alla città vuoi dal lato, marino, vuoi dal lato della scogliera, ed avvi un solo adito angustissimo tra due monti, del quale profittarono i suoi fabbricatori, desiderando munirla da questa banda, per innalzare un gran muro da poggio a poggio avente alle sue estremità due torri di sasso ben duro e non cedente all’ ariete. Il nemico pertanto minata una di esse torri, e levatevi dalle fondamenta molte pietre la puntellò, e compiuto il lavoro mise a fuoco i sostegni. Consumatosi ben presto il legname, precipitò l’intiero edifizio, accordando ai suoi difensori appena il tempo di campare la vita: i cittadini veduto il portentosissimo effetto di quell’artificio capitolarono, arrendendosi a patto di non soggiacere a morte ed alla perdita dei patrimonj loro. Di tal guisa il Persiano conquistò Pietra e con essa tutti i tesori lasciativi da Giovanni; guardossi nondimeno dal metter mano sopra gli averi de’ cittadini, scrivendo unicamente nel ruolo delle sue truppe una parte de’ soldati prigionieri.


CAPO XVIII.

Belisario a Nisibi. — Suo parlamento alle truppe. — Nabade assalisce i Romani.

I. Trascorrendo il tempo dall’ assedio alla capitolazione di Pietra, Belisario, di nulla consapevole, si partiva da Dara alla volta di Nisibi1, e pervenuto ad

  1. Situata tra il monte Masio ed il fiume Tigri. Questa città,