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272 | GUERRE PERSIANE |
sercito retrocedette co’ suoi cinquanta nel campo. Il comandante allora del presidio, mirane di grado, temendo perdere la città raccomandò alla truppa di stare in diligentissima guardia, e quindi partitosi venne a colloquio con Dasisteo, ed in esso promettevagli, usando parole finte e piene d’inganno, la cessione di Pietra; nè vi volle studio maggiore ad impedire che i Romani la conquistassero di forza.
II. Presentatosi frattanto Mermeroe alle gole delle montagne ed assalitivi gl’imperiali custodi ne fu vigorosamente respinto; le sue truppe non di meno ostinatissime nel volere ad ogni patto sforzarne il varco, e di continuo surrogando ai morti, dei quali contavanne oltra mille, nuovi combattenti, vittoriose da ultimo costrinsero il nemico ad una ritirata ed a campar la vita in cima de’ poggi. Ora Dasisteo al ricevere l’annunzio di sì grave sinistro levatosi immediatamente dall’assedio, e correndo all’insaputa dell’esercito al Fasi, primo il varcò; avvedutesene però le truppe subito gli furono dietro in mucchio, lasciando tutte le cose loro negli alloggiamenti. Il presidio in quella spalancò le porte e venuto di fretta al campo intraprese a saccheggiarlo. Ma i Zani quivi rimasti con fortissime grida e precipitosamente voltatisi contro de’ barbari, molti ne uccisero, e gli altri inseguironli con le spade ai reni sino alla città; di poi, spogliate eglino stessi le tende romane, ritti marciarono a Rizeo, di là ad Atene, poscia in quel dei Trapezuntii, ed in fine alle case loro.
III. Correva il nono giorno dalla partenza del romano duce quando Mermeroe coll’esercito arrivato in