Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/378

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354 GUERRE VANDALICHE

donare le navi traendoci dietro e cavalli ed armi e bagaglie e quant’altro ne potrà occorrere; il munire di fossa e vallo il nostro campo a fine che nulla abbiamo a paventare da un repentino assalto, e dopo tali provvedimenti ci faremo ad incontrare il nemico. Nè patiremo inopia di vittuaglia portandoci da valorosi, conciossiachè vincitori de’ nostri avversarj entreremo eziandio al possesso di tutte le agiatezze loro, menando ognor seco la vittoria, dove piega, e dovizia ed abbondanza; nelle destre pertanto di voi tutti è riposta la comune prosperità e salvezza».

V. Riportato da questi detti universale applauso, il duce, sciolto il parlamento, comandò alle truppe che subito uscissero delle navi, compiendosi allora il terzo mese dopo la partenza loro da Bizanzio; quindi impose ad esse ed ai nocchieri che cingessero di fossa e vallo il campo, e tanta fu la sollecitudine nel condurre a termine il lavoro mercè de’ molti operaj, del costoro timore di qualche nemica sorpresa, e dell’assidua vigilanza di Belisario, che nel giorno medesimo dell’ordinamento vìdersi le tende circondate dappertutto all’intorno di ammendue i ripari. Nello scavarsi poi della fossa avvenne sorprendente cosa, imperciocchè sgorgò di sotto la terra grande copia d’acqua, portento mai più accaduto nella Bizacene 1, aridissima in ogni sua parte,

  1. L’Africa propriamente detta, signoreggiata in prima dai Cartaginesi e poscia suddita dei Romani, dividevasi in Zeugitana ed in Bizacio o Bizacene. In quella erano le città di Cartagine, Utica, Ippone, Diarrito, Massulla, Misua, Clupea, Neapoli; in