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358 | GUERRE VANDALICHE |
vallea, ed all’apparir dell’alba rinvenendo alcune carrette della campagna dirizzate a quella volta, montanle, e così a loro bell’agio ed inosservati entranvi dentro. Quindi rischiaratosi il giorno adunano con perfetta calma il vescovo ed i principali cittadini per esporre l’ambasceria del romano duce, e questi consegnano di subito le chiavi delle porte affinchè siengli presentate.
III. Nel giorno medesimo il soprastante ai pubblici cavalli della città fecene al campo romano, colà rifuggito, di suo pieno arbitrio la consegna. Belisario inoltre impossessatosi d’uno dei corrieri africani, così nomati dal portare al galoppo le regie lettere, non ebbelo a vile, ma regalatolo in cambio generosamente affidogli le scritte da Giustiniano imperatore ai Vandali, perchè nelle città venissero consegnate ai costoro prefetti; e vi si leggeva: «L’animo nostro è ben lontano dal volere la schiavitù dei Vandali, o rotti gli accordi stabiliti con Gizerico; siamo qui soltanto per liberarvi da un tiranno, il quale spoglio affatto d’ogni riguardo verso il testamento del suo predecessore ha messo in catene il vostro re, toltigli già di vita per odio estremo alcuni de’ parenti, ed altri, privati degli occhi e della libertà, serbali a tormenti più acerbi che non la morte stessa. Unitevi pertanto a noi e cercate scuotere il giogo di sì crudele tirannia. Che se attenderete a vivere pacificamente vi promettiamo in ogni cosa aiuto, impegnandovi sopra ciò avanti il Nume la fede nostra»: così le scritte; ma il corriere temendo pubblicarle, e facendone appena e di nascoso