Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/389

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LIBRO PRIMO 365

sopraffatti. Il duce allora tornato a’suoi: «Qual lauta imbandigione, disse, ne ha preparato Dio quest’oggi!» Alle quali parole avventaronsi tutti contro il nemico, e rottene le fila, non iscontrando resistenza pari al valor loro, diedergli una totale sconfitta.


CAPO XVII.
Belisario messo a campo l’esercito inspiragli coraggio nel combattere. — Terrore dei confederati — Imprudenza e fuga di Gilimero.

I. Noi al buio tuttavia dell’avvenuto procedemmo a Decimo, ed allorchè ne stavamo lontani soli trentacinque stadj Belisario pose il campo in opportunissimo luogo, cingendolo di forte vallo a sicurezza dei fanti; raccolte poscia le truppe tenne loro questo discorso: «Giunti presso del nemico, valorosi commilitoni, dobbiamo apparecchiarci ai combattimenti ed alle fatiche. Separati qui dal navilio, privi all’intorno di amiche città di altro scampo è uopo riporre nel proprio coraggio ogni nostra speranza; che se opereremo da forti ne seguirà la vittoria, perdendoci al contrario d’animo farà di noi ignominioso scempio il vandalico ferro. Ne seguirà la vittoria diceva, mirando soprattutto alla rettitudine della causa nostra (ridotti a pugnare con gente iniqua e bestiale per ritorle quanto a noi spetta), e all’odio e alla malevoglienza de’barbari verso il tiranno loro, imperciocchè Iddio è sempre largo di aiuto a chi non si parte